La Quercia delle streghe (o Farnia delle streghe) è un albero monumentale di Capannori in provincia di Lucca. Si tratta di un esemplare di farnia (Quercus robur o peduncolata), una specie di quercia molto diffusa in tutta Europa.
La Quercia delle streghe è situata nel Parco di Villa Carrara a S. Martino in Colle, frazione di Capannori.
La particolarità di questa pianta è la tendenza ad espandere la chioma in direzione parallela al terreno, cosa non comune in questa specie.
Deve il suo nome al fatto che, secondo la leggenda, sopra i suoi rami smisurati le streghe fossero solite tenere i loro sabba. Il loro continuo viavai, avrebbe causato i loro contorcimenti.
Oggi si sta affermando un altro nome: “La quercia di Pinocchio”, a causa della vicinanza a Collodi, paese natale dell’autore di Pinocchio; essa verrebbe identificata come la pianta sotto la quale il burattino avrebbe nascosto i suoi zecchini.
La quercia detiene un altro primato, in ambito nazionale, oltre quello della bellezza, ed è quello relativo al diametro della chioma, che risulta essere il più ampio fra tutte le querce d’Italia. Esso si estende per 39 metri lungo l’asse maggiore e 37 sul minore.
Non è ben chiaro a quale specie appartenga. Molti la definiscono farnia, ma le cupole delle sue ghiande sono identiche a quelle del cerro, pur essendo sicuro che cerro non è, per l’aspetto della corteccia e delle foglie. Quasi certamente si tratta di un ibrido.
Circa l’età, erano stati ipotizzati 600 anni, ma oggi è più opportuno propendere per la metà di questa cifra. Infatti, misurata nel 1980, la sua circonferenza fu di m. 3,93 divenuti oggi 4,50. I 57 cm di sviluppo in 32 anni, farebbero appunto pensare a una vita non superiore ai 300 anni. Tre secoli, tuttavia, densi di avvenimenti, gran parte dei quali raccontati dal suo proprietario di 30 anni fa, l’avvocato Giovanni Carrara.
Innanzi tutto, nei primi anni del secolo scorso, alcuni vandali spezzarono alcuni rami sedendovici sopra. Successivamente, durante la seconda guerra mondiale, la Quercia fu individuata dagli occupatori nazisti come legna da ardere, ma poi il progetto di abbattere l'albero monumentale fortunatamente sfumò grazie alla mobilitazione degli abitanti di San Martino in colle. In seguito negli anni Sessanta l'albero fu colpito da un fulmine che gli causò importanti danni. Negli ultimi anni ha subito danneggiamenti delle radici per colpa dei troppi turisti che hanno calpestato il terreno intorno alla pianta ed è stata colonizzata da insetti infestanti che nidificano all'interno del tronco.